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coffee with JSBach.it

"Let’s have a coffee together!”. How often we hear and say such a phrase: a cup of espresso is the very symbol of the Italian dolce vita, in spite of its bittersweet taste, and it symbolizes the pleasure of an informal meeting, shorter than a meal, but where friendships, fecund exchanges and profitable ideas may blossom.

In Bach’s Leipzig there weren’t the Italian coffee and espresso machines, but coffee itself wasn’t missing at all, together with its inebriating flavour and its convivial dimension. At the “Cafè Zimmermann” Bach, Telemann and other friends met frequently, in order to spend time and make music together; and in the midst of coffee cups, the world witnessed the birth of many of Bach’s instrumental masterpieces.

As is well known, Bach dedicated to the delicious hot drink one of his Cantatas, the “Coffee Cantatas”, i.e. the work by him which most closely resembles a comic opera. The protagonist is a girl who is very fond of coffee, and who has to negotiate with her stern father between the love’s or coffee’s delights: wisely, she chooses the former, knowing that, sooner or later, she will be able to enjoy the latter as well!

The video series “A coffee with JSBach.it” wishes therefore to offer our followers the pleasure of having coffee together, the joy of meeting and talking about music (and much more), and the possibility of doing this within an informal though not shallow context. We will invite, with you and on your behalf, both musicians and musicologists who are at the forefront of the Italian and international stage, and we’ll chat with them in the relaxed and enjoyable atmosphere of a “virtual”... “Cafè Zimmermann”

 

If you would rather listen to audio podcasts, please visit the dedicated page!

Pilato è il protagonista del processo a Gesù, che nella Passione secondo Giovanni di Bach occupa l’incipit della seconda parte e il centro nevralgico dell’intera narrazione. In questi numeri Pilato non è mai solo e dialoga sempre con qualcuno: con i rappresentanti della sinagoga e del Sinedrio che gli consegnano Gesù, con Cristo stesso, e con la folla. Con i primi Pilato manterrà un tono quasi ufficiale, con Cristo mostrerà un tono di reverenza (nonostante lo sbeffeggi imponendogli il cartello con sù scritto Judenkönig, “Re dei Giudei”), mentre la folla gli farà quasi paura. Durante il processo quest’ultima impersona le turbae e nei cori esprime il suo livore contro Gesù con una cattiveria davvero travolgente. In questo continuo confronto, sarà difficile non farmi schiacciare dalla complessità del personaggio, che detiene il potere ma si sente sopraffatto da questo peso, e, nonostante stia più dalla parte di Gesù che dei Giudei, finirà per cedere alle loro richieste, quando questi lo accuseranno di star tradendo l’imperatore…

Rendere Pietro è ancora più difficile. Bach forse ha voluto che fosse interpretato da un basso perché questa voce rappresenta tipicamente l’uomo maturo. Eppure, anche se per anagraficamente Pietro era certamente un adulto, in questa Passione sembra comportarsi da ragazzino: prima è entusiasta di seguire Gesù, poi lo rinnega, poi piange. Anzi, è interessante che Bach si sia concesso una “licenza poetica” proprio per tratteggiare al meglio il personaggio di Pietro, e introdurre nella sua Passione una riflessione sul suo pentimento. Sebbene nel Vangelo secondo Giovanni non si racconti del dolore di Pietro dopo il tradimento a Cristo, Bach ha deciso ugualmente (in via del tutto eccezionale) di estrarre alcuni versetti dal testo dell’Evangelista Matteo pur di sollecitare gli ascoltatori a “vivere” il pentimento dei propri peccati. L’obiettivo, infatti, era quello di presentare Pietro ai fedeli come un modello di colui che ha sbagliato ma ha saputo rientrare in sé stesso e si è reso conto della necessità di essere perdonato. E però Herr Bach non mi ha neanche lasciato la soddisfazione di poter cantare la grande aria del pentimento di Pietro (Ach, mein Sinn): l’ha assegnata al tenore, anziché a me che interpreto Pietro in tutti i recitativi!

Non nego però che mi abbia piuttosto infastidito questa cosa: va bene non cantare le parti di Cristo, ma perché nemmeno l’aria di Pietro? Bach, però, mi ha spiegato che c’è un preciso progetto educativo di fronte a questo: voleva che gli ascoltatori percepissero una distanza tra il “personaggio Pietro”, che si esprime nei recitativi, e l’interprete che intona l’aria del pentimento, per rendersi conto che il peccato e il pentimento riguardano tutti, nessuno escluso. In altre parole, Bach voleva evitare che i fedeli si limitassero a osservare un personaggio che sbaglia e si pente, nella speranza che possano entrare nel suo animo; paradossalmente la separazione del “personaggio Pietro” dall’aria dovrebbe aiutare questa dinamica. Aprendo la partitura, mi sono reso conto che Bach ha costruito un’architettura drammatica incredibile attorno a quest’aria e all’intera scena del tradimento-pentimento, che prima viene preceduta dalla lunga narrazione del primo interrogatorio a Cristo, e poi viene sciolta dal veloce corale Petrus, der nicht denkt zurück, con cui si conclude la prima parte della Passione, cui segue subito il sermone. 


A posteriori, continuo un po’ a invidiare al tenore l’Aria Ach, mein Sinn, ma devo riconoscere che l’effetto voluto da Bach sia davvero straniante, e di grande impatto musicale e teologico.

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