Il cantore
I personaggi di Pilato e di Pietro
Abbiamo appena terminato la prima prova della Passione secondo Giovanni e il Cantor Bach ci ha ricordato, come sempre, che dobbiamo immedesimarci nel personaggio e sentirlo profondamente, altrimenti la nostra interpretazione rimarrà superficiale. Ha ragione, indubbiamente, ma questa volta per me la sfida ha dell’impossibile. Sono un basso; faccio parte del coro della Thomasschule di Lipsia fin da quando avevo la voce bianca, e oggi, dopo la muta, canto ancora nel chorus figuralis, dal quale però eseguo anche le parti da solista.
A dirla tutta, speravo che quest’anno Bach mi avrebbe chiesto di cantare la parte di Cristo, e sono rimasto un po’ deluso quando – distribuendo le parti – ho scoperto che avrei dovuto aspettare ancora per esaudire quel desiderio. Ma poco male, perché dal punto di vista musicale le parti che mi sono state assegnate sono anche migliori di quelle del basso che canta la parte di Gesù. Il problema è che mi sono stati attribuiti due personaggi tremendamente diversi per indole! Dovrò cantare la parte di Pietro, l’apostolo amico e traditore di Cristo, e quella di Ponzio Pilato, il governatore romano che condusse il processo a Gesù. E, nella Passione secondo Giovanni si tratta di due parti estremamente impegnative dal punto di vista vocale, soprattutto se si considera che dovrò continuamente destreggiarmi nel carattere dell’uno e dell’altro personaggio..!
Pilato è il protagonista del processo a Gesù, che nella Passione secondo Giovanni di Bach occupa l’incipit della seconda parte e il centro nevralgico dell’intera narrazione. In questi numeri Pilato non è mai solo e dialoga sempre con qualcuno: con i rappresentanti della sinagoga e del Sinedrio che gli consegnano Gesù, con Cristo stesso, e con la folla. Con i primi Pilato manterrà un tono quasi ufficiale, con Cristo mostrerà un tono di reverenza (nonostante lo sbeffeggi imponendogli il cartello con sù scritto Judenkönig, “Re dei Giudei”), mentre la folla gli farà quasi paura. Durante il processo quest’ultima impersona le turbae e nei cori esprime il suo livore contro Gesù con una cattiveria davvero travolgente. In questo continuo confronto, sarà difficile non farmi schiacciare dalla complessità del personaggio, che detiene il potere ma si sente sopraffatto da questo peso, e, nonostante stia più dalla parte di Gesù che dei Giudei, finirà per cedere alle loro richieste, quando questi lo accuseranno di star tradendo l’imperatore…
Rendere Pietro è ancora più difficile. Bach forse ha voluto che fosse interpretato da un basso perché questa voce rappresenta tipicamente l’uomo maturo. Eppure, anche se per anagraficamente Pietro era certamente un adulto, in questa Passione sembra comportarsi da ragazzino: prima è entusiasta di seguire Gesù, poi lo rinnega, poi piange. Anzi, è interessante che Bach si sia concesso una “licenza poetica” proprio per tratteggiare al meglio il personaggio di Pietro, e introdurre nella sua Passione una riflessione sul suo pentimento. Sebbene nel Vangelo secondo Giovanni non si racconti del dolore di Pietro dopo il tradimento a Cristo, Bach ha deciso ugualmente (in via del tutto eccezionale) di estrarre alcuni versetti dal testo dell’Evangelista Matteo pur di sollecitare gli ascoltatori a “vivere” il pentimento dei propri peccati. L’obiettivo, infatti, era quello di presentare Pietro ai fedeli come un modello di colui che ha sbagliato ma ha saputo rientrare in sé stesso e si è reso conto della necessità di essere perdonato. E però Herr Bach non mi ha neanche lasciato la soddisfazione di poter cantare la grande aria del pentimento di Pietro (Ach, mein Sinn): l’ha assegnata al tenore, anziché a me che interpreto Pietro in tutti i recitativi!
Non nego però che mi abbia piuttosto infastidito questa cosa: va bene non cantare le parti di Cristo, ma perché nemmeno l’aria di Pietro? Bach, però, mi ha spiegato che c’è un preciso progetto educativo di fronte a questo: voleva che gli ascoltatori percepissero una distanza tra il “personaggio Pietro”, che si esprime nei recitativi, e l’interprete che intona l’aria del pentimento, per rendersi conto che il peccato e il pentimento riguardano tutti, nessuno escluso. In altre parole, Bach voleva evitare che i fedeli si limitassero a osservare un personaggio che sbaglia e si pente, nella speranza che possano entrare nel suo animo; paradossalmente la separazione del “personaggio Pietro” dall’aria dovrebbe aiutare questa dinamica. Aprendo la partitura, mi sono reso conto che Bach ha costruito un’architettura drammatica incredibile attorno a quest’aria e all’intera scena del tradimento-pentimento, che prima viene preceduta dalla lunga narrazione del primo interrogatorio a Cristo, e poi viene sciolta dal veloce corale Petrus, der nicht denkt zurück, con cui si conclude la prima parte della Passione, cui segue subito il sermone.
A posteriori, continuo un po’ a invidiare al tenore l’Aria Ach, mein Sinn, ma devo riconoscere che l’effetto voluto da Bach sia davvero straniante, e di grande impatto musicale e teologico.