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Passacaglia

La passacaglia (dallo spagnolo pasacalle, composto di pasar – “passare” e calle – “strada”: “canzone da strada”, perché probabilmente danzata, in origine, per la strada) è una forma musicale largamente diffusa nel periodo barocco, proveniente da una danza lenta popolare di origine spagnola. Diffusa in vari paesi d’Europa sin dal XVII secolo, questa danza consiste in una serie di variazioni su un basso ostinato di otto, quattro o due misure – talvolta esso stesso soggetto a variazioni – oppure su uno schema armonico ricorrente; il metro, normalmente, è ternario (spesso un ¾) e presenta spesso un andamento moderato.
La passacaglia di area italiana, spagnola e francese viene costruita raramente sopra un disegno musicale ostinato, mentre in area tedesca è la prassi più comune. Inizialmente, la funzione di questa danza era quella di preludio o intermezzo, mentre dal Seicento in poi venne intesa come una successione di variazioni strumentali e inserita, come movimento di danza, all’interno della Suite. Essa presenta molte affinità con la ciaccona (un altro genere compositivo basato su un basso ostinato), da cui è in parte derivata; la passacaglia si differenzia da quest’ultima perché di norma è contraddistinta da un carattere più grave e serioso e perché veniva ballata probabilmente da danzatori maschi. Inoltre, la ciaccona è costituita da una serie di variazioni su un breve tema ostinato situato esclusivamente al basso, mentre nella passacaglia l’ostinato può apparire in qualsiasi voce (anche in quella di canto oppure in una parte interna).
Nei secoli XVII-XVIII, esempi significativi di passacaglie ne diedero compositori come Girolamo Frescobaldi, Jean-Baptiste Lully, Dietrich Buxtehude e lo stesso Johann Sebastian Bach. Una passacaglia cantata di area italiana è Homo fugit velut umbra (Passacaglia della vita) di Stefano Landi (1587-1639), compositore della scuola romana del primo periodo barocco; musica e testi sono stati ripresi dal cantautore Franco Battiato in Passacaglia, una sua canzone dell’album Apriti sesamo del 2012. Anche importanti compositori dello scorso secolo si sono cimentati con questo genere compositivo: esempi di passacaglie del Novecento sono la Passacaglia per pianoforte di Aarond Copland (1921-1922), la musica della quarta scena del I Atto del Wozzeck di Alban Berg (1922) e il quarto movimento della Sinfonia n. 8 op. 65 di Šostakóvič (1943).
Oltre che come forma a sé stante, la passacaglia può essere parte costitutiva di altre forme musicali; ne è un esempio la passacaglia inserita da Bach nel Crucifixus della Messa in si minore BWV 232.
Un altro importante esempio bachiano, nonché una delle sue opere maggiormente note, è la Passacaglia e tema fugato in do minore BWV 582: monumentale composizione per organo, tra i massimi capolavori della sua produzione giovanile. Il manoscritto autografo è andato perduto e l’opera è giunta a noi solo grazie alle copie; la prima edizione a stampa della composizione risale al 1834 presso Dunst (a Francoforte), durante il periodo che viene comunemente chiamato Bach-Reinassance. Non si conosce con esattezza la data di composizione, che viene di norma posizionata fra il 1706 e il 1713. Secondo alcuni studiosi venne composta nel 1709 (dunque da un ventiquattrenne Bach di Weimar), mentre per altri addirittura prima, nel periodo in cui il compositore viveva ad Arnstadt; ciò sarebbe confermato dalle evidenti affinità tra l’opera bachiana e la Passacaglia in re minore BuxWV 161 di Buxtehude (allora uno degli organisti più stimati di tutta la Germania), che Bach ascoltò intorno al 1706 durante un viaggio a Lubecca rimanendone molto colpito.
Il tema su cui è costruita la Passacaglia non è originale ma è basato su un motivo gregoriano situato nel Trio en forme de Passacaille – Christe, una parte della Messe du Deuziesme ton per organo (Premier livre d’orge, 1688) del compositore francese André Raison. Le quattro battute del tema originale di Raison vengono estese da Bach fino a otto, in una successione che incatena un elemento armonico, uno melodico, un breve arpeggio e una risoluzione. L’opera è suddivisibile in due sezioni che a loro volta sono costituite, rispettivamente, da venti variazioni e un lungo e articolato “Thema fugatum” – come indicato da Bach stesso – in Do minore, di cui le prime cinque battute costituiscono il tema del fugato, mentre le successive battute fungono da controsoggetto; in questa sezione il tema viene ampiamente elaborato pur mantenendo sempre intatta la sua riconoscibilità.
La fortuna di questo brano è testimoniata dall’ispirazione che ne hanno tratto noti compositori dei secoli XIX-XX come Johannes Brahms (troviamo dei richiami all’opera bachiana nel finale della Sinfonia n. 4 op. 98), César Franck (per la parte iniziale del Corale n. 2) e Maurice Ravel (per il terzo movimento del Trio per pianoforte e archi op. 67). Robert Schumann descrisse le variazioni della Passacaglia bachiana come “intrecciate così ingegnosamente da non finire mai di stupire”. Una “interpretazione orchestrale” della BWV 582 fu realizzata nel 1930 da Ottorino Respighi dietro richiesta del direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Insieme a quella bachiana, una delle passacaglie più conosciute è l’HWV 432 in Sol minore di Georg Friedrich Händel.

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