Passione
Oggi, in un contesto musicale, per Passione s’intende generalmente una composizione per solisti, coro e orchestra ispirata al racconto evangelico della Passione e della Morte di Cristo. L’intonare la Passione in seno alle cerimonie della Settimana Santa fa capo a una tradizione secolare: sin dal Medioevo era comune affidare la voce di Cristo al sacerdote, l'evangelista narratore al diacono e gli altri personaggi dal suddiacono.
Dal XV secolo in avanti, la voce collettiva fu talvolta affidato a un coro, dando origine a composizioni polifoniche sempre più elaborate (passione-responsorio, di cui si ricordano gli esempi di Victoria e di Schütz). Diverso è il caso della Passione a mottetto, genere in cui l’intero testo evangelico veniva reso in maniera polifonica e che conobbe un importante sviluppo nel Rinascimento fiammingo (Ockegem, Obrecht). Parallelamente, nei territori interessati dalla Riforma luterana si iniziò a intonare la Passione in tedesco e gradualmente vi si aggiunsero cori introduttivi e conclusivi e, in seguito, ariosi o arie che esprimevano la meditazione del cristiano sugli eventi evocati. Con queste caratteristiche, nel ‘700 in Germania si affermarono la Passione-oratorio e la Passione oratoriale. Nella prima, cara a Händel e Telemann, si accolsero presto linguaggi desunti dall’opera in musica e il testo evangelico era parafrasato; invece la seconda – quella praticata da JS Bach – rimaneva fedele al testo biblico.
Quest’ultimo era intonato da un tenore, che presenta le vicende esprimendosi con recitativi secchi connotati da tinte fortemente drammatiche nei passaggi cruciali della narrazione. Gesù è un basso e i suoi interventi sono spesso sostenuti dagli strumenti in un recitativo accompagnato e sostenuto dal recitativo accompagnato. Il coro, invece, ha un ruolo duplice: dà voce alla concitazione delle “turbe” che intervengono nella vicenda, e intona i corali, veri e propri momenti di preghiera della comunità fedele. La stessa melodia di corale viene riproposta adattata in diverse situazioni della Passione. Alla meditazione sono destinati anche arie e ariosi, volte a sollecitare la riflessione del credente sul testo evangelico. Tutta l’opera è connotata da una fortissima simbologia retorica e religiosa.
Di Bach, secondo il Nekrolog, conosciamo cinque Passioni: tra queste, la Passione secondo Matteo (BWV 244) e la Passione secondo Giovanni (BVW 245) sono giunte integralmente, mentre di quella secondo Marco (BWV 247) è pervenuto soltanto il libretto di Picander, il medesimo già autore del libretto della Matthäus e di molte cantate bachiane.
La riscoperta delle Passioni bachiane è alla base della cosiddetta Bach-Renaissance romantica. Nel 1829 Felix Mendelssohn, ricevuta una partitura della Matthäus in dono dalla prozia Sara Levi, che ebbe conosciuto due dei figli di Bach, ne allestì la prima esecuzione pubblica, con la Sing-Akademie di Berlino, rielaborando una la partitura che – da quel momento in poi – non avrebbe più smesso di risuonare.
