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Edizioni italiane delle I&S

Edoardo Bix

Bix

Scelta sistematica e progressiva delle composizioni per pianoforte di G.S. Bach corredate di note, diteggiatura e indicazioni di metronomo da Edoardo Bix, vol. 1 (Milano: Ricordi, 1872)

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Le 15 Invenzioni e una selezione di 6 Sinfonie comparivano nel primo libro di una raccolta di quattro volumi ideata dal pianista triestino Edoardo Bix, e volta a «offrire al pubblico musicale in genere, e specialmente a coloro che più seriamente si dedicano all’arte, un’edizione delle opere per pianoforte di G.S. Bach».

Bix fu il primo revisore italiano di musica bachiana, ed egli stesso affermò di aver intrapreso questa impresa poiché, trovandosi «a Milano e in altre città d’Italia ho osservato con sommo piacere ovunque un gran desiderio di imparare a conoscere la musica classica tedesca».

La ragione prettamente didattica del lavoro di Bix ne motiva alcune scelte: dall’idea di di presentare le Invenzioni e le Sinfonie secondo un nuovo ordine, che al revisore appariva didatticamente più graduale per livello di difficoltà; a quella di aggiungere indicazioni agogiche e metronomiche, fraseologiche, dinamiche e di articolazione. Tuttavia, Bix fu piuttosto parco nelle sue note didattiche, se confrontiamo il suo lavoro con quello di tanti didatti che negli anni successivi avrebbero proposto edizioni revisionate delle stesse opere bachiane. 

Oltre alle Invenzioni e alle Sinfonie, il primo volume curato da Bix e pubblicato da Casa Ricordi comprendeva composizioni estratte dal Clavierbüchlein für Wilhelm Friedemann, alcune danze dalla Suites francesi e il Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo. L’intera raccolta, però, si rivolgeva anche a musicisti esperti, infatti Bix  proponeva alla fine il Concerto Italiano e le Variazioni Goldberg

Nonostante questa edizione abbia compiuto 151 anni è ancora disponibile in diverse biblioteche italiane, il che ci fa supporre che ne siano state stampate molte copie e che la sua diffusione, soprattutto nell’Italia settentrionale, sia stata piuttosto capillare!

Invenzioni a due e tre voci per pianoforte di Giovanni Sebastiano Bach. Dilucidazioni sulla composizione e sul portamento di Ferruccio Busoni; traduzione dal tedesco di Carlo Scaglia (Milano: Ricordi, 1900[?])

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Seppure la versione originale fu pubblicata otto anni prima in tedesco da Breitkopf & Härtel a Lipsia, l’edizione di Ferruccio Busoni delle Invenzioni  e delle Sinfonie tradotta in italiano dall’allievo Carlo Scaglia fu una delle più influenti nel futuro panorama editoriale e didattico italiano legato a Bach. Ricordi, difatti, non farà che proporre una nuova emissione dell’edizione tedesca (mantenendone il copyright) ma imprimendovi un nuovo numero editoriale.
Come affermava Busoni stesso nella sua prefazione, l’edizione era l’esito di una lunga quanto faticosa attività di docente: «Una triennale attività di insegnante di conservatorio mi costrinse a prendere la decisione di pubblicare le Invenzioni in un’edizione didattica: stanco com’ero di correggere sempre gli stessi errori nei fascicoli degli alunni, di ripetere a voce sempre le stesse indicazioni».

D’altronde, questa edizione darà il La a Busoni per una lunga e prolifica attività di revisore e trascrittore dell’opera bachiana, che trova i suoi frutti nella 

  • Bach-Busoni Ausgabe, un’edizione in 25 volumi delle opere per tastiera di Bach diretta da Busoni insieme alla collaborazione di Bruno Mugellini ed Egon Petri,  da Busoni 

  • Busoni-Ausgabe, una raccolta in sei volumi delle trascrizioni busoniane per pianoforte a lavori di Bach per clavicembalo, per organo e per violino

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Gli elementi di novità dell’edizione di Busoni sono legati proprio dalle sue scelte di revisore: da un lato, egli introduce l’abitudine a commentare il testo con lunghe note interpretativo-analitiche poste a piè pagina; dall’altro lato inizia a condensare il testo con una miriada di indicazioni pratico-analitico-interpretative. Tra queste, sono una sua cifra caratteristica le lettere minuscole per indicare soggetto e controsoggetto e quelle maiuscole per segnalare la macro struttura formale.

Sul piano musicale, la revisione busoniana da un lato riprende la tradizione beethoveniana tracciata da Czerny, dall’altro canto non rinuncia alla retorica tardo romantica che vede la musica bachiana «focosa», «vigorosa» o «energica». Purtuttavia, Busoni in Bach rinuncia al ritardando, un tratto caratteristico del pianismo ottocentesco, precisando che «L’editore preferisce correre energicamente alla chiusa senza ritardare il tempo».

Seppur Ferruccio Busoni trascorse buona parte della sua vita oltralpe, rimasero idealmente molto forti i suoi contatti con l’Italia e fu estremamente influente nel processo diffusione della musica di Bach, grazie alla collaborazione con il fiorente ambiente del Liceo Musicale di Bologna, del quale fu direttore nel 1912. 

Dal 1976 ad Empoli, la sua città natale, è attivo il Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni!

Ferruccio Busoni

Busoni

Bruno Mugellini

Mugellini

Invenzioni a due ed a tre voci di G.S. Bach rivedute, con note illustrative e analisi della forma, da Bruno Mugellini (Milano: Ricordi, 1902 [?])

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Quella revisionata da Bruno Mugellini fu certamente l’edizione pratica delle Invenzioni e delle Sinfonie più nota e più utilizzata in Italia lungo tutto il Novecento. L’editore Ricordi ne propose una miriade di ristampe, in versioni più o meno economica, con e senza note, in italiano e in traduzione francese, spagnolo, inglese, portoghese e tedesca. In breve, questo fu un vero best seller il cui successo fu immediato.

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Bruno Mugellini (1871-1912) fu uno dei più influenti didatti dei suoi tempi. Collaboratore di Ferruccio Busoni nella sua Bach-Busoni Ausgabe, nel 1898 ottenne la cattedra di perfezionamento di pianoforte al Liceo Musicale di Bologna, del quale fu nominato direttore, succedendo a Martucci e a Bossi. Morto prematuramente, sviluppò importanti riflessioni sull’insegnamento della musica in Italia e fu uno dei più attivit revisori del repertorio bachiano per tastiera, influenzando indelebilmente sul modo di insegnare e di suonare Bach in Italia. 

Estremamente curioso nei confronti del mondo d’oltralpe, Mugellini importò in Italia le tecniche pianistiche di Breithaupt e Matthay sull’uso del peso del braccio, e riprese il modello didattico-editoriale di Busoni, proponendo nelle sue edizioni lunghe note esplicative di carattere tecnico, analitico ed estetico

Attento a rendere estremamente “comprensibile” il testo bachiano (all’epoca considerato ostico per l’assenza di indicazioni), Mugellini rivedeva le sue edizioni apponendo indicazioni agogiche, dinamiche, di fraseggio e di diteggiatura, e sviluppando per esteso tutti gli ornamenti. Ecco da dove viene l’abitudine a “solfeggiare” i lunghi trilli bachiani!

Inoltre, in virtù di una visione “schematica” e didattica della musica di Bach, Mugellini introdusse in Italia il principio secondo cui si legano tutte le semicrome e si staccano le crome, facilitando così l’indipendenza delle due mani.

Per questa ragione, nel momento in cui l’editore Ricordi a partire dagli anni ‘20 decide di eliminare ampia parte delle note illustrative e dei pentagrammi esplicativi per rendere le edizioni più snelle ed economiche, l’intero progetto editoriale-didattico di Mugellini crolla. Ma commercialmente l’operazione sarà vincente, tanto che queste edizioni rimangono a tutt’oggi nel mercato. 

Alfredo Casella

Casella

 Invenzioni a due voci e a tre per pianoforte [di] Bach. Revisione critico-tecnica di Alfredo Casella (Milano: Curci, 1946)

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Seppur noto per la sua attività nella diffusione della nuova musica, Casella dedicò a più riprese la sua attenzione a Bach. Nel 1942 pubblicò la prima biografia italiana di J.S. Bach (Torino: Arione). Prima trascrisse per orchestra la Ciaccona, modificò l’organico della Sonata a tre dall’Offerta Musicale, e scrisse due Ricercari sul nome BACH.

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L’edizione delle Invenzioni a due e tre voci si inserisce poi in un più ampio progetto di revisione delle principali opere didattiche pianistiche, cui Casella si dedicò negli ultimi anni della sua vita. Di Bach, revisionò per Curci anche le Suites inglesi e francesi, la Fantasia cromatica e fuga, il Concerto italiano, e il Clavicembalo ben temperato (con Giuseppe Piccioli) e confezionò una raccolta di 23 pezzi facili.

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I volumi delle Invenzioni a due e tre voci sono aperti da una Prefazione ove Casella discute il ruolo di queste composizioni nel percorso didattico bachiano regalando un’immagine di grande effetto: 

«Se il “Clavicembalo ben temperato” rappresenta incontestabilmente il monumento massimo [insuperato ed insuperabile] della didattica pianistica, le invenzioni a due e a tre voci ne costituiscono allora i “Propilei”, preceduti a loro volta dalla “gradinata” dei Petits préludes pour commençants”. 

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Successivamente, ci tiene a precisare che «Se pur queste invenzioni sono composizioni destinate a preparare l’accesso alle ricchezze del Clavicembalo e, per conseguenza, sono meno impegnative artisticamente di quelle, dobbiamo però riconoscere che, di questi 30 pezzi, non ve n’è uno che non meriti la qualifica di “bello”.
Una vera dichiarazione d’amore per queste due raccolte di brani spesso declassati al livello di studi didattici.

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Contrariamente ai revisori precedenti, Casella ha utilizzato come base del suo testo l’edizione critica realizzata a partire dal 1850 dalla Bach Gesellschaft di Lipsia. Tuttavia, è lo stesso Casella a considerare questa edizione (e qualsiasi edizione non “pratica”) adatta per i soli «musicisti arrivati», e inadeguata invece per gli studenti, che  - a parer suo - hanno necessità di numerose annotazioni pratico-tecniche.

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Lo scopo didattico dell’edizione di Casella è evidente sin dalla mise-en-page, che è molto ampia, chiara e leggibile. Qui egli aggiunge indicazioni metronomiche, fraseggi, dinamiche, diteggiature, frutto della sua esperienza di pianista e di didatta, e anche del confronto con i revisori bachiani più anziani (a partire da Busoni). 

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Anche per quanto riguarda la dannata questio degli ornamenti Casella fa prevalere le abitudini didattiche. Egli stesso afferma che «dopo lunga (ed amara) esperienza acquistata con gli alunni (ed anche con taluni colleghi insegnanti), mi sono deciso a segnarli tutti (ad eccezione di certi trilli), in valori reali. L’alunno non avrà quindi più dubbi di corta, ma gli verranno anche meno le attenuanti in caso di persistente disattenzione».

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Carlo Pestalozza

Pestalozza

J. S. Bach, Invenzioni a due voci e a tre per pianoforte [di] Bach. Revisione sugli autografi a cura di Carlo Pestalozza (Milano: Ricordi, 1973)

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Quella di Carlo Pestalozza è l’ultima edizione delle Invenzioni e delle Sinfonie pubblicate dalla più importante casa editrice musicale, Ricordi. La prima pubblicazione è del 1973 ed era stata immediatamente inserita nella collana didattica economica E.R. La fortuna di questa pubblicazione è stata notevole, tanto che si tratta di un volume ancora in commercio e ampiamente diffuso nelle librerie musicali e nelle scuole italiane. 

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L’edizione di Pestalozza, infatti, si faceva portatrice dei profondi mutamenti che investirono l’Italia e lo studio della musica antica in quei decenni. Da un lato, rispondeva ad un cambio di paradigma nel mercato editoriale europeo e ad un crescente interesse per la coerenza testuale, dall’altro si rivolgeva alle classi di clavicembalo che andavano man mano aprendosi nei Conservatori italiani.

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Infatti Pestalozza limitò il numero di indicazioni pratico-didattiche, iniziò a segnalare gli interventi editoriali (eccetto le diteggiature), e nella prefazione abbozzò un apparato critico. Obiettivo primario, scriveva, era quello di consegnare un testo attendibile, ma al contempo fruibile da un pubblico non esperto

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Da un lato, dunque, Pestalozza e Ricordi investirono nella pubblicazione di un volume facilmente leggibile, dotato di ampi spazi per annotazioni, in cui il testo fosse corredato di indicazioni metronomiche, dinamiche, diteggiatura e ornamentazione (indicati in forme graficamente diverse a seconda dei testimoni cui fanno riferimento), ma in cui mancassero indicazioni agogiche e di carattere.

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Ricordi, infatti, pubblicizzò questa edizione come la prima “Urtext” italiana. Nella copertina si segnalava che quella di Pestalozza era una “revisione sugli autografi” e nella prefazione il revisore indicava i tre testimoni impiegati per la realizzazione del testo e si impegnava a rispettare la lezione bachiana. 

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Tuttavia una lettura attenta dimostra che Pestalozza non impiegò la più recente edizione critica bachiana, la Neue Bach Ausgabe (1963), bensì mescolò versioni differenti. 

Il risultato, dunque, fu un prodotto ibrido. Il testo bachiano viene spogliato delle dense annotazioni che hanno popolato le edizioni pratiche precedenti.

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Queste informazioni sono sommariamente tratte da Maria Borghesi, Le Invenzioni a due voci di J. S. Bach nelle edizioni italiane. Elementi di prassi esecutiva nelle revisioni pianistiche (1850-1985), tesi di laurea magistrale, Università di Pavia (Cremona), 2015.

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