top of page

Search Results

332 elementi trovati per ""

  • BWV

    < Torna indietro BWV Sigla di Bach-Werke-Verzeichnis, ‘catalogo delle opere di Bach’ (ingl. ‘Bach works catalogue’). Tra il 1946 e il 1950 il musicologo tedesco Wolfgang Schmieder organizzò le opere bachiane nel Werke Verzeichnis, ossia ‘il catalogo delle opere di Bach’, correntemente abbreviato nella sigla BWV. La particolarità del catalogo di Schmieder sta nel fatto che, a differenza che in altri cataloghi, le composizioni sono ordinate in base al genere strumentale di appartenenza e non per anno di composizione: il suo primo numero dunque non corrisponde cronologicamente al primo brano dato alla luce da Bach. Questa scelta è dovuta alla tendenza del musicista tedesco di non annotare l’anno di composizione sulle sue carte: nelle parti delle Cantate si trova la data della prima esecuzione, ma in molte altre l’anno associato ad ogni opera è da ritenersi indicativo, in quanto non annotato da Bach ma ricostruito confrontando eventi biografici e altri testimoni diretti e indiretti. Il catalogo di Schmieder, la cui prima edizione giunge fino al BWV 1080, è stato aggiornato nel 1990 con l’aggiunta di tre appendici (Anhang) che contengono rispettivamente frammenti, brani la cui paternità bachiana è ancora dubbia e lavori che sono stati attribuiti erroneamente a Bach e che in realtà sono di altri compositori. Tutt’oggi questo catalogo risulta essere il più completo e viene continuamente aggiornato; nel 2020 è stata annunciata la pubblicazione di una revisione ad opera del Bach-Archiv di Lipsia. Precedentemente al BWV, i cataloghi bachiani consistevano in liste delle composizioni scritte in vita con l’aggiunta di elenchi approssimativi contenenti le opere non pubblicate e seguivano sempre la biografia del compositore. Il musicologo Johann Nikolaus Forkel fu uno dei primi ad adottare questo metodo e nella sua biografia di J. S. Bach del 1802 pubblicò nove capitoli dedicati alle opere composte in vita dal Maestro e un’appendice di opere non pubblicate. Nella prima metà del XIX sec. vennero riscoperte e pubblicate nuove opere e le appendici diventarono sempre più ricche di titoli fino a quando, nel 1850, nacque a Lipsia la Bach Gesellschaft, la Società Bach, con l’esigenza di realizzare – congiuntamente alla pubblicazione di un’edizione critica di tutta l’opera bachiana – anche un catalogo completo e aggiornato delle composizioni del Maestro. Sul modello di questo catalogo è stata prodotta la storica Bach Gesellschaft-Ausgabe (BGA), la prima edizione critica delle composizioni bachiane, pubblicata in 46 volumi, che ha impegnato la società per un cinquantennio. Dall’esperienza di questo mastodontico progetto editoriale è emersa chiaramente la necessità di rivedere l’organizzazione del catalogo bachiano, che appariva estremamente confuso e difficile da classificare in relazione all’organico strumentale. Dopo questa prima edizione la società si sciolse e appena sei anni dopo, nel 1906, fu fondata la Neue Bachgesellschaft, che dal 1954 al 2007 si occupò a sua volta di editare una revisione della precedente edizione critica, la Neue Bach-Ausgabe (NBA), basata questa volta sul catalogo di Schmieder che, opportunamente integrato, rappresenta ancora oggi lo strumento di riferimento primario per classificare l’intera produzione bachiana. La catalogazione Schmieder mette ai primi numeri le cantate; a queste seguono, in ordine, i mottetti, le messe, le passioni e gli oratori, i corali, i lieder e le arie, le composizioni per organo, per clavicembalo e per altri strumenti solisti, quelle di musica da camera e per orchestra, i canoni e infine l’Offerta Musicale e l’Arte della fuga. Sitografia WIKIPEDIA, List of compositions by Johann Sebastian Bach Url. https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_compositions_by_Johann_Sebastian_Bach#BWV_Anh, (ultimo accesso 09/07/2021). WIKIPEDIA, Bach Gesellschaft, Url. https://en.wikipedia.org/wiki/Bach_Gesellschaft, (ultimo accesso 09/07/2021). WIKIPEDIA, Neue Bachgesellschaft, Url. https://en.wikipedia.org/wiki/Neue_Bachgesellschaft, (ultimo accesso 09/07/2021). ORCHESTRA VIRTUALE DEL FLAMINIO, Bach Catalogo, Url. https://www.flaminioonline.it/Biografie/Bach-catalogo-pagina1.html, (ultimo accesso 09/07/2021). BRADLEU LEHMAN, Review and recommendation of BWV, Url. http://www-personal.umich.edu/~bpl/bwv-review.htm, (ultimo accesso 09/07/2021). < Precedente Successivo >

  • Clavier-Übung

    < Torna indietro Clavier-Übung Clavier-Übung (‘Esercizio per tastiera’) è il titolo di una raccolta di brani destinata a strumenti a tastiera (clavicembalo, clavicordo e organo) pubblicata da Bach in quattro parti, fra il 1731 e il 1741. Il primo compositore a utilizzare il termine Clavier-Übung è stato Johann Kuhnau – Cantor alla Thomaskirche di Lipsia fino al 1722, predecessore di Bach - in due raccolte del 1689 e del 1692, ognuna contenente sette Partite. Sul frontespizio della Clavier-Übung è riportato il titolo intero, traducibile come Esercizio per la tastiera, consistente in Preludi, Allemande, Correnti, Sarabande, Gighe, Minuetti e altre galanterie. Nella raccolta troviamo infatti le danze canonicamente presenti anche nelle Suite inglesi BWV 806-811 e francesi BWV 812-817, e una serie di galanterie, termine con cui si indicavano le danze allora più in voga come la Gavotta, la Bourrée o il Passepied. Bach, sempre nel frontespizio, annota che queste composizioni sono destinate alla ricreazione e all’edificazione dello spirito, delle menti degli appassionati e degli amanti della musica. La prima parte della Clavier-Übung - pubblicata nel 1731 - è costituita dalle sei Partite per clavicembalo BWV 825-830, già pubblicate separatamente fra il 1726 e il 1730. Rispetto alla maggiore omogeneità delle Suite inglesi e francesi, nelle Partite Bach si cimenta con una scrittura altamente stilizzata e innovativa, la cui originalità è evidente già nelle danze d’apertura delle Partite, ognuna introdotta da brani molto diversi fra loro: troviamo, in ordine di Partita, un Praeludium, una Sinfonia in tre movimenti, una Fantasia, un’Ouverture, un Præmbulum e una Toccata. La seconda parte della raccolta (pubblicata intorno al 1735) comprende l’Ouverture francese BWV 831 e il Concerto italiano BWV 971. Essa può essere considerata una sorta di saggio sui due stili nazionali: per rappresentare lo stile italiano - noto allora soprattutto grazie a Vivaldi – viene scelta la forma del concerto; lo stile francese, allora ritenuto più elitario, era noto soprattutto grazie a Couperin e Rameau. La terza parte, data alle stampe nel 1739, presenta una struttura simile a quella della Messa organistica: tra il movimento iniziale e quello conclusivo (il Preludio e la Tripla fuga BWV 552) vi sono ventuno fantasie su corali BWV 669-689, basate su temi della Messa luterana, e quattro duetti BWV 802-805. I fini con cui Bach ha composto queste composizioni organistiche sono la costruzione di un ideale programma da concerto (sulla scia dei recital che egli stesso teneva a Lipsia) e quello didattico di mostrare tutte le possibilità eseceutive di questo strumento. L’ultima parte della raccolta, pubblicata intorno al 1742, è intitolata Aria con trenta differenti variazioni BWV 988 (nota soprattutto come Variazioni Goldberg), destinata al clavicembalo. In questa composizione Bach si cimenta con un altro genere emblematico della musica tastieristica del periodo barocco: il tema con variazioni. La raccolta infatti inizia con un tema, che Bach intitola Aria (esposto in apertura e in chiusura della composizione), seguito da trenta variazioni; il tema si configura come una Sarabanda costituita da due parti equilibrate fra loro. La varietà stilistica delle variazioni è resa omogenea mediante l’utilizzo dello stesso basso fondamentale e delle medesime armonie. In questa labirintica architettura musicale, le variazioni sono suddivisibili in gruppi di tre: l’ultima variazione di ogni gruppo è un canone, e ogni canone è a un intervallo progressivamente crescente, partendo dal canone all’unisono fino ad arrivare a quello alla nona (dunque la variazione n. 3 è un canone all’unisono, la n. 6 è alla seconda, la n. 9 è alla terza e così via). L’ultima variazione (che precede il “da capo” dell’Aria), tuttavia, è un quodlibet: una fusione tra melodie popolari (Troppo son stato lontano da te, e Cavoli e rape rosse mi hanno sviato da te) e un corale combinate in stile contrappuntistico sopra il basso fondamentale della raccolta. < Precedente Successivo >

  • Pedaliter

    < Torna indietro Pedaliter L’espressione pedaliter indica, nelle composizioni destinate all’organo, che il musicista deve suonare anche con i piedi. Pedaliter è infatti un latinismo avverbiale (derivante da pedalis, per i piedi) che si contrappone a manualiter (usato invece per indicare la sezione dell’opera da suonare esclusivamente con le mani). Viene usato spesso nel contesto di partiture a più voci trascritte solo su due pentagrammi o in tablatura (notazione alfabetica tedesca) per indicare che una parte - solitamente la più grave - va eseguita con il pedale. Il termine pedaliter si attesta per la prima volta agli inizi del Cinquecento in ambito continentale (Schlick, Hofhaimer, Buchner) per poi diffondersi lungo tutto il XVII secolo (Scheidt, Sweelinck, Weckmann, Buxtehude e Bruhns fino a Bach), soprattutto in Germania e in Olanda. Eccezionalmente potevano essere affidate al Pedale due voci. É il caso, ad esempio, del Praeludium ex G pedaliter di Nicolaus Bruhns (1665-1697), trascritto appunto in tablatura nel Möller Manuscript: raccolta di brani copiata da Bach e da suo figlio Johann Cristoph tra il 1700 e il 1719 e conservata nella Staatsbibliothek di Berlino. Diverse opere per organo di Bach (Toccate, Preludi, Fantasie e Fughe) arrecano la dicitura pedaliter. Ad esempio, le opere BWV 531, BWV 535a, BWV 549a (contenute anch'esse nel Möller Manuscript), BWV 547, BWV 550 e BWV 574. Un caso eccezionale è rappresentato dal Dritter Teil der Klavierübung (opera organistica pubblicata da Bach nel 1739), in cui l'autore contrappone a manualiter le seguenti espressioni: 'à 2 Clav. et Pedal', 'con Pedale', 'Canto fermo in Pedale', 'Canto fermo in Basso'. Non manca in questa raccolta anche un brano 'con Pedale doppio', ossia il maestoso Aus tiefer Not schrei ich zu dir à 6 (BWV 686). C'è da notare, però, che in questa pubblicazione i brani con Pedale sono stampati su tre pentagrammi, di cui quello inferiore espressamente dedicato alla parte da eseguire con i piedi. < Precedente Successivo >

  • Johann Sebastian Bach. Le cantate

    < Torna indietro Johann Sebastian Bach. Le cantate Raffaele Mellace L’Epos, Palermo 2012. Questa poderosa monografia di quasi ottocento pagine analizza e commenta ciascun numero del corpus delle cantate bachiane (sono 200 quelle sacre, 24 quelle profane). Ogni cantata si propone come un unicum dalla fisionomia caratteristica, ma attiva al contempo una fitta rete d'intrecci tra vocale e strumentale, sacro e profano, tradizione tedesca e novità italiane. La monografia ha ricevuto nel 2013 il premio internazionale Carlo Maria Martini. Il prof. Mellace ha tenuto una keynote al convegno “Bach e l’Italia” di jsbach.it, che si è svolto dal 22 al 28 novembre. Raffaele Mellace è attualmente professore associato e Coordinatore del corso di studio magistrale in Letterature moderne e spettacolo presso l’Università degli studi di Genova. < Precedente Successivo >

  • Johann Sebastian Bach. La scienza della musica

    < Torna indietro Johann Sebastian Bach. La scienza della musica Christoph Wolff Bompiani, Milano 2003. Questo volume costituisce la più importante biografia del Kantor mai scritta in tempi moderni, seconda solo a “Frau Musika” di Alberto Basso. Nell’opera l’autore si concentra tra l’altro su un’analisi della prima e della seconda prattica, con una attenzione particolare a Monteverdi, Palestina e Zarlino. Con grande umiltà, Wolff scrive nella prefazione alla prima edizione che “this volume may well be understood as a book about a book the author doesn’t feel quite ready to write”. Cristoph Wolff (1940) è uno dei più importanti musicologi bachiani al mondo. Professore dell’Università di Harvard, è stato direttore del Bach-Archiv dal 2001 al 2013 ed è stato insignito nel 2006 del prestigioso Bach Prize dalla Royal Academy of Music di Londra. Fra i suoi lavori, merita una menzione la sua tesi di dottorato, dedicata allo stile antico nella musica di Bach. < Precedente Successivo >

  • Toccata

    < Torna indietro Toccata La toccata è una composizione musicale scritta in uno stile libero, destinata originariamente a un insieme di strumenti (di norma trombe o cornetti) e in seguito al liuto o a strumenti a tastiera; il termine significa proprio “toccare” lo strumento. L’organista di norma eseguiva una toccata, improvvisandola almeno in parte, con l’intento di aiutare i cantori nell’intonazione iniziale. Le prime attestazioni di questo tipo di composizioni risalgono al XIV secolo, periodo in cui esse avevano una funzione perlopiù preludiante o introduttiva, non di rado con finalità cerimoniali. Nel Cinquecento vari autori dell’Italia settentrionale (tra cui Adriano Banchieri, Andrea e Giovanni Gabrieli) si cimentarono nella composizione di toccate. Con Alessandro Scarlatti, a cavallo tra XVII e XVIII secolo, la toccata (destinata ormai quasi esclusivamente al clavicembalo) viene intesa sempre più come un genere virtuosistico e libero dal punto di vista formale, caratterizzato da rapide ed estese figurazioni che imitano l’idioma degli strumenti ad arco. Nel primo Seicento la toccata barocca, complessa e virtuosistica, nonché di durata sempre maggiore, si sviluppò pienamente nelle città di Napoli e Roma, grazie soprattutto alle novità introdotte da Girolamo Frescobaldi. Il culmine del genere toccatistico si ebbe in Germania tra Sei e Settecento, e si può trovare nell’opera di Johann Sebastian Bach la sua massima espressione. Bach si cimentò nella composizione di toccate dando loro varie forme: quella di brano preludiante seguito da una fuga (si pensi all’inizio della Partita n. 6 BWV 830 per clavicembalo) oppure quella di sonata in uno o più tempi. Le sue toccate sono spesso caratterizzate da un disegno ampio e ben delineato, animate da episodi minori e spesso contrastanti dal punto di vista ritmico. Bach si dedicò alla composizione di toccate specialmente nella prima fase della sua attività compositiva, per poi concentrarsi su generi compositivi più articolati dal punto di vista armonico e contrappuntistico. Oltre alla ben nota Toccata e Fuga in re minore BWV 565, Bach compose altre tre Toccate e fughe per organo (la dorica BWV 538 in re minore, la Toccata, adagio e fuga BWV 540 in fa maggiore, e la Toccata BWV 564 in do maggiore). Non è provato che sia stato proprio Bach a comporre la Toccata e fuga BWV 565. Da circa tre decenni, infatti, è in corso un denso dibattito tra musicologi bachiani a proposito dell’autenticità di uno dei brani più noti del maestro di Eisenach. Dalla “dubbia” Toccata e fuga in re minore sono state tratte innumerevoli versioni e arrangiamenti, da quella jazz di Jacques Loussier alla versione orchestrale di Leopold Stokowski (adoperata in Fantasia del 1940), passando per quella hard rock di Jon Lord (Deep Purple) e per il neoclassical metal di Yngwie Johann Malmsteen. Una recente versione elettronica di successo è stata proposta dal dj OVERWERK. Bach compose anche circa venti Toccate per organo e per clavicembalo. In particolare, oltre a quella in apertura della Partita VI, il catalogo bachiano annovera sette toccate per clavicembalo di ampie dimensioni (corrispondono ai BWV 910-916). Inoltre, si ha testimonianza di una Toccatina per il Cembalo da J. S. Bach di dubbia autenticità, costituita da sette pezzi estratti da altre opere. Sono da segnalare la Toccata BWV 910 in fa diesis minore, che inizia con una serie di passaggi in stile improvvisativo e prosegue con una fuga il cui tema viene derivato da quello del secondo movimento, e la Fantasia cromatica e fuga BWV 903 in re minore: una delle più straordinarie e ardite composizioni del repertorio cembalistico del primo Settecento. Le prime attestazioni di questo tipo di composizioni risalgono al XIV secolo, periodo in cui esse avevano una funzione perlopiù preludiante o introduttiva, non di rado con finalità cerimoniali. Nel Cinquecento vari autori dell’Italia settentrionale (tra cui Adriano Banchieri, Andrea e Giovanni Gabrieli) si cimentarono nella composizione di toccate. Con Alessandro Scarlatti, a cavallo tra XVII e XVIII secolo, la toccata (destinata ormai quasi esclusivamente al clavicembalo) viene intesa sempre più come un genere virtuosistico e libero dal punto di vista formale, caratterizzato da rapide ed estese figurazioni che imitano l’idioma degli strumenti ad arco. Nel primo Seicento la toccata barocca, complessa e virtuosistica, nonché di durata sempre maggiore, si sviluppò pienamente nelle città di Napoli e Roma, grazie soprattutto alle novità introdotte da Girolamo Frescobaldi. Il culmine del genere toccatistico si ebbe in Germania tra Sei e Settecento, e si può trovare nell’opera di Johann Sebastian Bach la sua massima espressione. Bach si cimentò nella composizione di toccate dando loro varie forme: quella di brano preludiante seguito da una fuga (si pensi all’inizio della Partita n. 6 BWV 830 per clavicembalo) oppure quella di sonata in uno o più tempi. Le sue toccate sono spesso caratterizzate da un disegno ampio e ben delineato, animate da episodi minori e spesso contrastanti dal punto di vista ritmico. Bach si dedicò alla composizione di toccate specialmente nella prima fase della sua attività compositiva, per poi concentrarsi su generi compositivi più articolati dal punto di vista armonico e contrappuntistico. Oltre alla ben nota Toccata e Fuga in re minore BWV 565, Bach compose altre tre Toccate e fughe per organo (la dorica BWV 538 in re minore, la Toccata, adagio e fuga BWV 540 in fa maggiore, e la Toccata BWV 564 in do maggiore). Non è provato che sia stato proprio Bach a comporre la Toccata e fuga BWV 565. Da circa tre decenni, infatti, è in corso un denso dibattito tra musicologi bachiani a proposito dell’autenticità di uno dei brani più noti del maestro di Eisenach. Dalla “dubbia” Toccata e fuga in re minore sono state tratte innumerevoli versioni e arrangiamenti, da quella jazz di Jacques Loussier alla versione orchestrale di Leopold Stokowski (adoperata in Fantasia del 1940), passando per quella hard rock di Jon Lord (Deep Purple) e per il neoclassical metal di Yngwie Johann Malmsteen. Una recente versione elettronica di successo è stata proposta dal dj OVERWERK. Bach compose anche circa venti Toccate per organo e per clavicembalo. In particolare, oltre a quella in apertura della Partita VI, il catalogo bachiano annovera sette toccate per clavicembalo di ampie dimensioni (corrispondono ai BWV 910-916). Inoltre, si ha testimonianza di una Toccatina per il Cembalo da J. S. Bach di dubbia autenticità, costituita da sette pezzi estratti da altre opere. Sono da segnalare la Toccata BWV 910 in fa diesis minore, che inizia con una serie di passaggi in stile improvvisativo e prosegue con una fuga il cui tema viene derivato da quello del secondo movimento, e la Fantasia cromatica e fuga BWV 903 in re minore: una delle più straordinarie e ardite composizioni del repertorio cembalistico del primo Settecento. < Precedente Successivo >

  • Vita, arte e opere di J. S. Bach

    < Torna indietro Vita, arte e opere di J. S. Bach Johann Nikolaus Forkel trad. it. Lily Seppilli Sternbach, Curci, Milano 1982. Scritta in toni estremamente elogiativi (e non priva di inesattezze storiografiche), la biografia che Johann Nikolaus Forkel dedicò a Bach (1802) è un documento estremamente prezioso, poiché ispirata dalle conversazioni ed epistole dirette tra l’autore e i figli maggiori di Bach, Carl Philipp Emanuel e Wilhelm Friedemann. Insieme al necrologio scritto da C.P.E. e da J.F. Agricola, si tratta della ricostruzione cronologicamente più vicina al Maestro. Immancabile classico della biografia bachiana, il testo di Forkel è stato edito in Italia una sola volta, da un solo editore, ormai quarant’anni fa. Nonostante i frequenti riferimenti al testo negli studi e nelle ricerche musicologiche sul Maestro, la traduzione di Lily Seppilli Sternbach (a tratti legnosa e con diverse sviste) è ad oggi l’unica a cui lo studioso italiano possa fare affidamento. Eppure, come chiarisce il curatore, “C’è persino chi afferma [Buscaroli] che «la storia della musica come disciplina cosciente nacque con il saggio che Forkel dedicò a Bach». Leggendo Forkel si scopre che Bach non era poi così misconosciuto dopo la sua morte: “Sono intimamente convinto che nessuna lingua al mondo sia ricca abbastanza da poter esprimere tutto ciò che dovrebbe essere detto sulla smisurata grandezza di un simile genio. Quanto più profondamente lo conosceremo, tanto più crescerà la nostra ammirazione. Tutto l’elogiarlo, decantarlo, esaltarlo rimarrà sempre un inadeguato balbettio e nulla più.” (Dalla prefazione dell’autore). Nato appena un anno prima della scomparsa di Bach, Johann Nikolaus Forkel è stato spesso considerato uno dei padri ideali della musicologia. A partire dalle sue opere, infatti, lo studio della storia e della teoria musicale ha assunto un crescente rigore nell’accademia e nell’insegnamento. Entusiasta ammiratore di Bach, fu autore, oltre che della sua biografia, di un trattato sulla storia della musica, uno sulla teoria musicale e di un Dizionario della letteratura musicale. < Precedente Successivo >

  • Letture

    Letture di JSBach.it Piero Buscaroli Bach (Buscaroli) Leggi di più Riccardo Malipiero Bach e Debussy Leggi di più Peter Williams Bach. Una biografia musicale Leggi di più Cristina Ferretti Mei e Luca Ferretti G. S. Bach. Prontuario delle bibliografie italiane Leggi di più Emilie Collet Il mio piccolo Bach Leggi di più Albert Schweitzer J.S. Bach. Il musicista poeta Leggi di più Elena Previdi Bach (Previdi) Leggi di più Carlo Boccadoro Bach e Prince. Vite parallele Leggi di più Alberto Basso Frau Musika: la vita e le opere di J.S. Bach Leggi di più Claudio Bolzan Il canto e la grazia. L’universo delle cantate di Bach Leggi di più Paul Badura-Skoda Interpretare Bach su strumenti a tastiera Leggi di più Fabrizio Ammetto Johann Sebastian Bach, Concerto in D minor BWV 1052R, for violin, strings and basso continuo Leggi di più 1 2 1 ... 1 2 ... 2

  • Maria Majno

    Maria Majno Sistema Musica | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Direttore di progetti musicali-educativi-socioculturali Maria Majno ha compiuto gli musicali al Conservatorio e in musicologia all’Università Statale di Milano. La sua lunga collaborazione con la Società del Quartetto di Milano si è avviata nel 1988 con la serie “I Concerti del Quartetto”, e dal 1994 al 2004 ha riguardato la direzione artistica generale, compresa l’esecuzione integrale delle Cantate di JS Bach, insignita del Premio Abbiati nel 2000. Dal 2006 è alla guida dell’Associazione internazionale “European Mozart Ways” (www.mozartways.com ), con finanziamenti europei da “Cultura 2007-13”, segnatamente su Mozart e l’Italia. E‘ vicepresidente della Fondazione Mariani per la neurologia infantile (www.fondazione-mariani.org ), con particolare riguardo all’area della relazione tra le neuroscienze e la musica in ambito cognitivo e conduce la serie di congressi internazionali “The Neurosciences and Music” e le relative pubblicazioni. Su richiesta del M° Claudio Abbado ha avviato in Italia il progetto di educazione musicale collettiva sul modello di El Sistema di J.A. in Venezuela: dal 2011 gestisce SONG onlus in Lombardia, è vicepresidente di Sistema Europe (www.sistemaeurope.org ) e “advisor” di Sistema Global (www.sistemaglobal.org ). E’ docente presso l’Università Cattolica di Milano e collabora con altri Atenei. E’ membro fondatore della piattaforma internazionale SIMM – Social Impact of Making Music (www.simm-platform.eu ), co-presidente del comitato scientifico del CEM - Centre Européen de Musique (centreeuropeendemusique.fr) e membro del consiglio scientifico del progetto DEMOS della Philharmonie de Paris (demos.philharmoniedeparis.fr). Maria Majno has been the Artistic and Operational Director for the performance of Bach's complete sacred and secular Cantatas, which took place in Milan between 1994 and 2004 in a cooperation between the Società del Quartetto and the City of Milan, with the realization of 96 concerts in more than 20 locations and the participation of all of the major Bach performers. The complete performance was proposed with scheduling criteria relative to chronology, pertinence to the liturgical occasions, thematic content, musicological aspects, artistic variety; it was awarded the Abbiati Prize. In particular, the "alliance" between Ton Koopman (who proposed performances with his ensembles), Raffaele Mellace (musicological commentary and program notes), Quirino Principe (translation of the lyrics) and Christoph Wolff (musicological and editorial consulting) is worth noting.

  • Cantata

    < Torna indietro Cantata Nome singolare (plurale cantate); derivato da cantare. Inglese cantata (plurale cantatas); tedesco die Kantate (plurale die Kantaten). La cantata è uno dei generi compositivi vocali di origine italiana più diffusi e praticati del periodo barocco. Può trattarsi di una composizione sacra o profana, solistica o corale, ed è di norma costituita da una successione di brani quali arie, recitativi, duetti, cori e brani strumentali; nel caso delle cantate sacre, è molto frequente anche la presenza dei corali. Dopo il XVIII secolo, si diffuse tra i compositori l’usanza di alternare, all’interno delle loro cantate, due o tre arie col “da Capo” ad altrettanti recitativi. Il mottetto e il madrigale italiano cinquecentesco possono essere considerati rispettivamente i precedenti storici della cantata sacra e profana, mentre il Lied ottocentesco, sotto vari punti di vista, un loro erede. Il termine cantata, in origine, veniva utilizzato in maniera abbastanza generica (senza distinguerlo in maniera chiara dalle arie o dai madrigali): con esso si intendeva, semplicemente, una composizione musicale per una o due voci accompagnata dal basso continuo. Il primo compositore noto a utilizzare questa definizione nel titolo di una sua composizione fu Alessandro Grandi nel 1620, all’interno della sua raccolta Cantade et Arie a voce sola. Importanti compositori di area germanica che si cimentarono col genere della cantata furono Georg Friedrich Händel, Georg Philipp Telemann e Dietrich Buxtehude, mentre tra quelli di area italiana occorre menzionare Giacomo Carissimi, Antonio Vivaldi e soprattutto Alessandro Scarlatti. Le raccolte di testi di cantate pubblicate dal poeta Erdmann Neumeister nella prima metà del Settecento– sette delle quali furono musicate da Bach - portarono al trasferimento dell’alternanza tra aria e recitativo (rappresentativa soprattutto della cantata da camera di area italiana) nella cantata sacra di area germanica; questo modello di cantata fu quello a cui si rifecero la maggior parte dei compositori attivi nella prima metà del XVIII secolo. Gradualmente, questo genere compositivo si articolò in strutture sempre più complesse (simili, per certi versi, alla coeva musica operistica), costituite da sezioni distinte comprendenti arie, recitativi, duetti, cori e brani strumentali. Johann Sebastian Bach fu uno dei più importanti e soprattutto prolifici compositori di cantate: a lui sono infatti attribuite circa duecento cantate sacre (BWV 1-200) - da eseguirsi in occasione delle funzioni religiose dell’anno ecclesiastico - e ventiquattro cantate profane (BWV 201-224), dette anche secolari o da camera. A Lipsia era richiesta al responsabile delle attività musicali (Cantor) la composizione, per i riti religiosi, di circa cinquantotto cantate all’anno (che venivano eseguite di domenica e nelle principali festività liturgiche, di norma tra la lettura del Vangelo e il sermone), oltre a una cantata in occasione dell’insediamento del Consiglio municipale; fu per questo motivo che Bach dovette cimentarsi a più riprese con questo genere compositivo: soprattutto nei primi otto anni della sua attività, componeva in media una cantata a settimana. Le cantate bachiane si differenziano notevolmente a livello stilistico, offrendo una varietà e una notevole ricchezza di inventiva musicale. Nella produzione più giovanile è evidente l’influenza italiana sebbene siano assenti i recitativi; in seguito, il compositore rese più complessa la struttura delle cantate e attribuì un’importanza progressivamente maggiore al corale, che divenne poi il culmine della composizione. Tra le cantate sacre più degne di nota è necessario menzionare Ein feste Burg ist unser Gott (‘Una possente fortezza è il nostro Dio’) BWV 80, suddivisa in otto movimenti; la versione oggi nota è costituita da un assemblaggio di due cantate precedenti: Alles, was von Gott geboren BWV 80a (‘Tutto è nato da Dio’), composta a Weimar - in occasione della terza domenica di quaresima - intorno al 1715 (oggi andata perduta) ed Ein feste Burg ist unser Gott BWV 80b, eseguita tra il 1728 e il 1731 a Lipsia. Il testo è di Salomon Franck, e alterna dei versi dell’omonimo inno di Martin Lutero; la melodia di questa cantata venne anche ripresa in forma variata da Felix Mendelssohn nella sua Sinfonia n. 5 op. 107, detta la Riforma (1830). Tra le cantate profane più celebri del compositore (spesso intitolate anche “drammi per musica”) troviamo Der Streit zwischen Phoebus und Pan (‘La contesa tra Apollo e Pan’) BWV 201, la Kaffeekantate (Cantata del Caffè) BWV 211 e la Bauern Kantate (Cantata dei contadini) - Mer hahn en neue Oberkeet (‘Abbiamo un nuovo governatore’) BWV 212; quest’ultima, per soprano, basso e un leggero accompagnamento strumentale, è costituita da ventiquattro movimenti o numeri di breve durata (arie, recitativi, una Sinfonia strumentale introduttiva e un Coro conclusivo), ed è la più estesa cantata su argomento secolare di Bach. < Precedente Successivo >

  • London Bach Society

    < Torna indietro London Bach Society NOME: London Bach Society (IT: Società Bach Londinese) SEDE: 73 High Street, Old Oxted, Surrey RH8 9LN (Londra, UK) LUOGO E DATA DI NASCITA: Londra (UK), 1946, fondata da Paul Steinitz DIRETTO DA: Margaret Steinitz OBIETTIVO: eseguire la musica di J.S. Bach su strumenti d'epoca, ricercando uno stile interpretativo storicamente informato; costruire un ampio database destinato alla ricerca bachiana; promuovere attività e iniziative relative la musica del Maestro. L'ENSEMBLE: Steinitz's Bach Players. Orchestra di strumenti d'epoca fondata dallo stesso Paul Steinitz nel 1968 PROGETTI: Bach Club, forum di scambio, ricerca e informazione per giovani artisti, musicisti e ricercatori (18-30). Inoltre il Bach Club organizza annualmente un concerto, e partecipa al bachfest di Lipsia. IL PREMIO: Bach Singers Prize, tenuto dal 2006 in avanti, ultima edizione nel 2017. CURIOSITA': il 22 marzo 1952 la LBS ha presentato la prima esecuzione in Inghilterra della Matthäus-Passion di J.S. Bach mantenendo il testo originale in tedesco, e non più in latino come invece era prassi sin dalle prime riprese ottocentesche. SITO: www.bachlive.co.uk/ < Precedente Successivo >

  • Sergio Vartolo

    Sergio Vartolo Università e Conservatorio "G. B. Martini" di Bologna Memorie della vita di Bach Sergio Vartolo ha pubblicato volumi e CD sulle Variazioni Goldberg e su Die Kunst der Fuge. Nel 2019 ha pubblicato una biografia bachiana dal titolo "Memorie della vita di Giovanni Sebastiano Bach scritte da lui medesimo", pubblicate da Zecchini editore. Sergio Vartolo ha studiato musica (organo e cembalo) presso il Conservatorio di Bologna, laureandosi contemporaneamente in Lettere presso l'Università della stessa città. Svolge attività in Italia e vari paesi europei come clavicembalista, organista e direttore di gruppi musicali vocali e strumentali nel campo della musica rinascimentale e barocca. Ha diretto per quattordici anni la Cappella Musicale di San Petronio portandola attraverso incisioni e tournée a essere conosciuta nel mondo. Ha inciso una sessantina di dischi come solista, fra cui le Variazioni Goldberg e L'Arte della Fuga di J. S. Bach, Lamenti e Toccate di Froberger, l'integrale per tastiera dei seguenti autori: Frescobaldi (Premio della Critica tedesca e Choc della Critica francese), Zipoli, M. Rossi, Cavazzoni e Trabaci. In qualità di direttore della Cappella Musicale di San Petronio ha inciso l'integrale dei Madrigali per 1, 2, e 3 soprani di Luzzasco Luzzaschi (Diapason d'Or della Critica Francese), l'Integrale delle Messe Mantovane di Palestrina, gli Scherzi Musicali e le Canzonette, il Ballo delle Ingrate, il Combattimento di Tancredi e Clorinda e tutti i melodrammi di Monteverdi (Orfeo - due volte - Poppea e Ulisse), la Rappresentazione di Anima e Corpo di Cavalieri, l'integrale delle Sonate e dei Concerti per 1, 2, 3 e 4 trombe e orchestra di Torelli, numerosi Vespri concertati della Scuola Bolognese di San Petronio e una raccolta di Lamenti barocchi (fra cui, con la partecipazione di Anna Caterina Antonacci, La Pazza di Girami, il Lamento di Arianna di Monteverdi e il Lamento della Madre Ebrea di Cesti). Ha pubblicato uno studio sulle fonti e prassi dell'opera per tastiera di Frescobaldi (Girolamo Frescobaldi: annotazioni sulla musica per strumento a tastiera, Nuova Rivista Musicale Italiana 4/1994), uno studio ed il Facsimile (libretti e partitura) de Il Ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (SPES, Firenze 2000) ed uno studio ed il facsimile de L'arte della Fuga di Bach (SPES; Firenze, 2009). Ha composto ed elaborato musiche sacre e profane per la Radiotelevisione Svizzera Italiana (Planctus Mariae, Selva di varia ricreazione), per il Festival de La-Chaise-Dieu (Passione di Cristo secondo Giovanni, Assalonne punito) e per la Cappella di S. Petronio. Ha insegnato Teoria e Solfeggio, Storia della Musica e Clavicembalo presso i Conservatorio Statali di Foggia, Bologna, Padova, Ferrara, Mantova e Venezia. E' stato borsista presso il DAMS dell'Università di Bologna ed è inoltre Accademico Filarmonico Bolognese.

bottom of page