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  • Luca Guglielmi

    Luca Guglielmi ESMUC (Escola Superior de Musica de Catalunya), Barcelona Direttore d'orchestra, solista di tastiere storiche (Clavicembalo, Organo, Clavicordo e Fortepiano), Musicologo Insieme a Frescobaldi, Bach è l'autore per me più rappresentativo per gli strumenti che suono. L'altissimo magistero tecnico ed espressivo di entrambi i compositori è fonte inesauribile di armonia, grazia, gioia e bellezza. Luca Guglielmi (Torino, 1977) é direttore d'orchestra, compositore, solista di tastiere storiche (clavicembalo, organo, fortepiano, clavicordo) e musicologo. Formatosi presso il Conservatorio e l'Ateneo della sua città, si è perfezionato con Ton Koopman e Patrizia Marisaldi per il clavicembalo, Vittorio Bonotto per l'organo e Gary Graden per la direzione di coro. All’attività concertistica in tutto il mondo alterna l’insegnamento in corsi di perfezionamento e masterclass in Italia e all’estero. Ha diretto orchestre ed ensemble, tra i quali Royal Stockholm Philharmonic Orchestra/Orfeus Barockensemble, Orchestra Regionale Toscana, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Orchestra Milano Classica, Arsys Bourgogne, Coro di Torino della RAI, Cappella Musicale di Santa Maria dei Servi di Bologna. Frequenti le collaborazioni con Jordi Savall, Cecilia Bartoli, Giuliano Carmignola, Paolo Pandolfo, Katia e Marielle Labéque, The Rare Fruits Council, l’Ensemble Zefiro, l’Ensemble La Fenice, l’OSN Rai. Ha al suo attivo più di cinquanta registrazioni discografiche su Cd e Dvd, di cui diciotto solistiche, per le più prestigiose case discografiche (Decca, Teldec, Erato, cpo, Accent, Glossa, Stradivarius, Vivat, Hänssler Classics, Elegia, ORF). Per le sue incisioni solistiche ha ricevuto due "Diapason d'or" (Bach: Variazioni Goldberg, Pasquini: Sonate da gravecembalo) e un "Editor's Choice" della rivista Gramophone (Bach in Montecassino). È professore di clavicembalo, fortepiano, basso continuo e musica da camera presso la Escola Superior de Musica de Catalunya (ESMuC), Barcelona. Per maggiori info: www.lucaguglielmi.com

  • Riemenschneider Bach Institute

    < Torna indietro Riemenschneider Bach Institute NOME: Riemenschneider Bach Institute, Baldwin Wallace University SEDE: Boesel Musical Arts Building, 275 Eastland Rd., Berea, 44017 Ohio (USA) LUOGO E DATA DI NASCITA: Berea (Ohio), 1969 ORIGINE: nato come risultato di un progetto della Baldwin Wallace University lanciato nell'ottobre 1968. OBIETTIVO: centro di ricerca musicologica e performativa, volto a implementare esecuzioni e studi sul barocco e J.S. Bach. Sponsorizza regolarmente concerti e pubblicazioni. LA BIBLIOTECA: La Riemenschneider Bach Library è una collezione unica di manoscritti di Bach, materiale d'archivio, prime edizioni di partiture barocche, nonché di altro materiale raro e di volumi di ricerca legati a Johann Sebastian Bach. CONCERT-SYMPOSIUM: la prima serie di concerti-simposio si tenne nel 1970, e da allora vengono presentati regolarmente a cadenza annuale. Si tratta di eventi gratuiti e aperti al pubblico con ospiti locali, nazionali ed internazionali. LA RIVISTA: La Bach: Journal of the Riemenschneider Bach Institute, curata da Christina Fuhrmann -e che vanta abbonati da più di 30 diversi Paesi- pubblica articoli e recensioni scritti da studiosi e accademici interessati a Bach e alla sua cerchia (predecessori, contemporanei e membri della famiglia). Spesso propone numeri monografici dal taglio molto trasversale. IL FESTIVAL "BALDWIN WALLACE BACH FESTIVAL": diretto dal Dr. Dirk Gardner, è il più antico festival collegiale degli Stati Uniti. Consiste in tre giorni di di eventi di diversa natura, da performance a letture. Fu fondato nel 1932 da Albert Riemenschneider (allora direttore del Conservatorio di Musica della Baldwin Wallace University) e da sua moglie. Il coro e l'orchestra Baldwin Wallace presentarono il primo festival nel giugno 1932 e da allora viene riproposto annualmente. BALDWIN WALLACE CHOIR AND ORCHESTRA: composti da studenti del conservatorio e musicisti e cantanti professionisti. COMPOSITION CONTEST: realizzato per celebrare i 50 anni del Riemenschneider Bach Institute. SITO: www.bw.edu/libraries/riemenschneider-bach-institute/ < Precedente Successivo >

  • La passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach e La passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach

    < Torna indietro La passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach e La passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach Giorgio Pestelli Giappichelli, Torino 1976 e 1972. Questi due volumi sono nati come dispense universitarie: essi sono stati concepiti per uno dei primissimi corsi universitari dedicati a Bach che si siano mai svolti in Italia, precisamente alla Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Torino nell’a.a. 1975/76. Il volume sulla Passione secondo Matteo è stato riedito nel 1999 da Skira editore nell’ambito delle iniziative culturali connesse alle settimane Bach di Milano. Proprio nella “bachianissima” Milano, nel 1911, la Società del Quartetto di Milano offrì la prima esecuzione italiana della Matthäus-Passion e, sempre nella città della Madonnina, dal 1994 al 2004, sotto la direzione di Maria Majno, fu compiuta la titanica impresa dell’esecuzione dell’integrale delle cantate bachiane. Entrambi i volumi sono corredati di una ricca appendice di letture consigliate e commentate. Giorgio Pestelli (1938) è un musicologo e musicista professore emerito di storia della musica all’Università di Torino. Fondatore e condirettore dei periodici il Saggiatore musicale e Rivista Musicale Italiana, è collaboratore della Rai e della Radio della Svizzera Italiana. < Precedente Successivo >

  • L'Organo di Arnstadt

    < Torna indietro L'Organo di Arnstadt La Bonifatius-Kirche (anche detta Neue Kirche) di Arnstadt ha visto il primo importante impiego ufficiale di Bach. Egli trascorse qui il periodo compreso tra l’agosto 1703 e il giugno 1707. STORIA DELLA CHIESA Ad Arnstadt, l’antica chiesa dedicata a S. Bonifacio venne pressoché distrutta in seguito all’incendio che la colpì nel 1581. Dalle sue ceneri, tra il 1676 e il 1683, rinacque la Neue Kirche, costruita nel tipico stile germanico, in un’unica navata con balconate su ogni lato disposte su tre livelli. Dal 1935 viene comunemente denominata Bach-Kirche. STORIA DELLO STRUMENTO e DELLA CHIESA Tra il 1699 - anno della firma del contratto - e il 1703, l’organaro Johann Friedrich Wender di Mühlhausen lavorò alla costruzione di un nuovo strumento per la Neue Kirche. Da intese esso doveva avere due manuali, pedaliera e 21 registri. I fondi per la sua costruzione vennero dall’importante lascito di un uomo d’affari locale, Johann Wilhelm Magen. Esso fu portato a termine e inaugurato il 13 luglio del 1703: un Bach appena diciottenne fu chiamato da Weimar per collaudare il nuovo strumento. Avendo dato grande prova delle proprie abilità, il Consiglio offrì al giovane Johann Sebastian la possibilità di ricoprire il ruolo di organista della Neue Kirche. Egli prese servizio il 9 agosto 1703 e tenne il posto fino al 1707, anno in cui gli succedette il cugino Johann Ernst Bach. Durante il periodo di Arnstadt, a cavallo tra il 1705 e il 1706, il giovane Bach compì il famoso viaggio fino a Lubecca per conoscere Dietrich Buxtehude e studiarne la musica: come ci tramanda il suo necrologio, egli compì il viaggio a piedi (oltre 400km!). Nella Bonifatius-Kirche è anche presente un altro strumento. Si tratta di un organo in stile tardo-romantico costruito nel 1913 dall’organaro Steinmeyer. Esso si trova nascosto dietro le grate al primo livello delle balconate in controfacciata, proprio sotto all’organo barocco. DISPOSIZIONE FONICA (al tempo di BACH) Due tastiere (Do1-Do5, senza Do#1) e pedaliera (Do1-Re3, senza Do#1 e Do#3), trasmissione meccanica per tastiere, pedali e registri (Tra parentesi è riportato il numero di canne originali superstiti per ciascun registro). Brustwerck/Positiv (I): Stillgedacktes 8' (44) - Principal 4' (1) - Spitzflöte 4' - Nachthorn 4' (27) - Quinta 3' (1) - Sesquialtera doppelt II - Mixtur III 1’ (18) Oberwerck (II): Principal 8' (1) - Viola di Gamba 8' (42) - Quintadena 8' (26) - Grobgedacktes 8' (46) - Gemshorn 8' (39) - Offene Quinta 6' (1) - Octava 4' (46) - Mixtur IV 2' (18) - Cymbel II 1' (8) - Trompet 8' Pedal: Sub Baß 16' - Principal 8' - Posaunen Bass 16' - Cornet Bass 2' Accessori: Tremolo al OW; Cymbelstern in Do (C, E, G, C) e in Sol (G, H, D, G). Unioni: BW/OW a cassetto, II/P Il vento è assicurato da 4 mantici a cuneo alimentati da un elettroventilatore. Pressione a 72 mm in colonna d’acqua. Il Corista è a 465 Hz a 18°C. Temperamento “Wender” irregolare, ricostruito a partire dalle canne superstiti. Il prospetto è parte del materiale fonico (circa ¼ delle canne sono originali). La disposizione fonica attuale è modellata sulla base del contratto originale di Johann Friedrich Wender (1699), mentre i registri del pedale sono stati costruiti su modelli coevi. CURIOSITÀ Sebbene lo strumento attuale sia stato ricostruito ed inaugurato nel 2000, ancora si conserva l’antica consolle lignea dello strumento di Johann Friedrich Wender. Essa è esposta nella vicina Haus “Zum Palmbaum”: è la consolle che Bach stesso ha suonato nel suo periodo di servizio presto questa chiesa. Una copia di questo strumento è stata costruita ed è oggi ospitata presso la chiesa di Pontaumur, nell’Auvergne, dove viene utilizzato per un interessante festival bachiano. OPERE DI BACH RIFERIBILI AL PERIODO DI ARNSTADT BWV 551, Preludio e Fuga in La- BWV 565, Toccata e Fuga in Re- BWV 566, Preludio e Fuga in Mi BWV 571, Fantasia in Sol BWV 572, Fantasia in Sol BWV 574, Fuga in Do- su tema di Legrenzi BWV 575, Fuga in Do- BWV 577, Fuga in Sol BWV 578, Fuga in Sol- BWV 590, Pastorale in Fa Corali BWV 690, 695, 696, 698-701, 703, 704, 710, 715, 717, 722-726, 729a, 732, 734, 735, 737, 738, 738a, 740 < Precedente Successivo >

  • Profili

    Profili Scopri chi in Italia ha lavorato o sta lavorando su progetti dedicati a Johann Sebastian Bach Saremo lieti di accogliere ulteriori segnalazioni, che potrete inviare scrivendoci all'indirizzo ricerca@jsbach.it ​​ Accademia Bizantina Ensemble Fabrizio Ammetto Musicologo BACHaro Tour Concerti a Venezia Enrico Baiano Clavicembalista | Tastiere storiche Alberto Basso Musicologo Chiara Bertoglio Musicologa | Pianista | Teologa Maria Borghesi Musicologa Coro e Accademia Maghini Coro e Organizzazione Festival Enrico Dindo Violoncellista | Docente Luca Guglielmi Direttore d'orchestra | Tastiere storiche Graziano Interbartolo Musicologo | Restauratore organi Francesco Leprino Regista Raffaele Mellace Musicologo Stefano Molardi Organista | Clavicembalista | Direttore Antonella Panini Regista teatrale Mario Ruffini Interprete | Trascrittore | Organizzatore Pietro Soraci Pianista Sergio Vartolo Clavicembalista | Organista | Direttore Rinaldo Alessandrini Clavicembalista Emanuele Antonacci Traduttore Maurizio Baglini Pianista Sandro Ivo Bartoli Pianista Luca Bellini Interprete | Curatore Daniele Boccaccio Interprete Mario Brunello Violoncellista Claudio Di Veroli Interprete | Musicologo Lorenzo Ghielmi Interprete | Docente Insieme strumentale di Roma Ensemble Ton Koopman Interprete | Direttore Maria Majno Direttore artistico Matteo Messori Organista | Clavicembalista Giovanni Nesi Pianista Alberto Rizzuti Musicologist Giorgio Sasso Violinista | Direttore Mauro Valli Violoncellista

  • Maria Borghesi

    Maria Borghesi Fondatrice di JSBach.it | Responsabile area ricerca La ricezione di J. S. Bach nella cultura italiana Dopo il diploma in pianoforte, si è laureata in musicologia all'Università di Pavia presentando una tesi sulle edizioni pratiche italiane delle Invenzioni a due voci pubblicate in Italia tra Otto e Novecento. Successivamente ha conseguito il dottorato di ricerca alla Hochschule für Music di Dresda: risultato del suo lavoro è la monografia "Italian Reception of J. S. Bach (1950-2000)" pubblicata nel 2021 per i tipi di Dohr Verga, che ha ottenuto il prestigioso Premio Giovanni Morelli. Le sue ricerche si sviluppano su tre direttrici: l’indagine del rapporto tra il ruolo assegnato alle composizioni bachiane nella didattica e la produzione editoriale; l’esame delle tendenze tematiche, critiche e storiografiche nel dibattito musicologico e negli scritti divulgativi; la presenza, la funzione, e la selezione della musica di Bach nel panorama concertistico romano e milanese, e le relazioni col mercato discografico. Inoltre, Maria concentra l’attenzione su contesti e processi di ricezione del repertorio luterano bachiano in un Paese tradizionalmente cattolico. Nel 2019, insieme a Chiara Bertoglio, ha fondato JSBach.it Maria Borghesi è diplomata in pianoforte e laureata in musicologia all'Università di Pavia, sede di Cremona e nel 2020 ha conseguito il dottorato di ricerca alla Hochschule für Musik di Dresda sotto la supervisione del Prof. Michael Heinemann. Nel 2018 è stata borsista all'Istituto Storico Germanico di Roma e nel 2020 è stata assegnista di ricerca alla Hochschule für Musik di Dresda, ove ha collaborato al progetto "Der Klang der Staatskapelle Dresden". Dal 2019 è parte del team del progetto ERC "Performart" presso l'École Française di Roma guidato da Anne-Madeleine Goulet. Inoltre, collabora con la Società Italiana di Musicologia e con il Bach Network. Tra i suoi principali interessi di ricerca si ricordano la storia della cultura musicale in Italia, la teoria della ricezione, gli studi di bibliografia testuale, i fenomeni di alta divulgazione. Attualmente è docente di Storia e storiografia della musica al Conservatorio di musica di Pavia.

  • Nederlandse Bach Vereniging

    < Torna indietro Nederlandse Bach Vereniging NOME: Nederlandse Bach Vereniging (EN: Netherlands Bach Society, IT: società bachiana olandese) SEDE: Mailbox 295, 3500 AG, Utrecht LUOGO E DATA DI NASCITA: Naarden (Olanda), 1921 OBIETTIVO: diffondere e rendere accessibile, ad altissimo livello, la musica di Johann Sebastian Bach, dei vari membri della famiglia Bach e di contemporanei e predecessori del Maestro. ORIGINE: si tratta del più antico ensemble di musica barocca in Olanda, e di uno dei più antichi del mondo. Fu fondato nel 1921 per la eseguire la MatthäusPassion, il Venerdì Santo di quello stesso anno. CURIOSITÀ: Sin da allora (1921), ogni anno, in occasione del Venerdì Santo, la Netherlands Bach Society esegue in concerto la Passione secondo Matteo. L'ENSEMBLE E I CONCERTI: con il proprio ensemble di musicisti e cantanti specializzati nel repertorio dei secc. XVII e XVIII, la Netherlands Bach Society esegue circa 50 concerti all'anno. ALL OF BACH: per celebrare il centenario della fondazione dell'associazione (1921-2021), la NBS sta pubblicando e rendendo facilmente accessibili nuove registrazioni in HD dell'integrale delle opere di Johann Sebastian Bach, interpretate sia da musicisti membri dell'ensemble, sia da ospiti internazionali, SITO: https://www.bachvereniging.nl/en < Precedente Successivo >

  • Johann Sebastian Bach: manuale di navigazione

    < Torna indietro Johann Sebastian Bach: manuale di navigazione Alberto Basso Nino Aragno, Torino 2007. Strutturata come una sorta di dizionario o enciclopedia di oltre 1400 pagine, quest’opera raccoglie e descrive composizioni, persone, luoghi, forme musicali che ruotano intorno a Johann Sebastian Bach, per un totale di circa 2000 voci. Il volume contiene, fra l’altro, un’articolata esposizione dei numerosissimi membri della famiglia Bach (sono circa novanta) che dalla metà del XVI secolo ai giorni nostri hanno avuto contatti con il mondo della musica. Nella stesura del dizionario, Alberto Basso ha adottato la dispositio cara alla retorica classica, articolando la materia nei tre momenti dell’exordium, della narratio e dell’egressus. I tre volumi che compongono questa monumentale opera sono un punto di riferimento immancabile per lo studioso bachiano. Alberto Basso è presidente onorario di JSBach.it. < Precedente Successivo >

  • Cantus firmus

    < Torna indietro Cantus firmus L’espressione indica una melodia che viene utilizzata in una voce di una composizione polifonica e che funge da ‘canovaccio’ su cui costruire i ricami contrappuntistici delle altre voci. Sebbene il termine appaia solo nel XIV secolo, già nelle prime testimonianze polifoniche occidentali (IX-X secolo) si attesta la pratica di utilizzare un canto gregoriano come voce superiore alla quale sottoporre una voce in contrappunto elaborata nota contro nota ('punctus contra punctum'). Già a partire dalla metà del XII secolo la melodia-base viene posta - a valori lunghi - nella voce inferiore: da qui, il nome di tenor (da tenēre), ossia di voce che 'tiene' la melodia principale, oppure nel senso di voce che 'tiene' le note più a lungo delle altre. Tale duplice significato è chiarissimo nel repertorio della Scuola di Notre-Dame (XIII secolo): nel Viderunt omnes di Perotinus, ad esempio, una singola nota del Tenor può durare anche fino a venti battute: un Tenor firmus, verrebbe da dire... Nel XIV secolo compare la pratica di utilizzo di un gregoriano come Cantus firmus di un'intera Messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei, Ite Missa est): il primo esempio concepito da un unico autore è la celebre Messe de Notre-Dame di Guillaume de Machault (1300-1377), nella quale il Tenor/Cantus firmus viene elaborato secondo uno schema ritmico ostinato ('isoritmìa'). A partire dal XV secolo si cominciano ad utilizzare anche melodie-base tratte dal repertorio profano: è il caso della Missa 'L'Homme armé' di Guillaume Dufay (1397-1494), elaborata su una chanson popolare dell'epoca. Tale utilizzo diventerà sempre più frequente nel secolo successivo e sarà esperito da tutti i più grandi compositori dell'epoca: sarà molto comune la composizione di musica sacra (Messe, Mottetti) basata su parafrasi di melodie di madrigali o di melodie popolari (es., Missa super ...). La Riforma luterana inietta nella Storia della musica occidentale una nuova generazione di Cantus firmi: le melodie dei Corali. A partire dalla metà del Cinquecento fiorisce in ambito germanico tutto un repertorio polifonico basato su queste nuove melodie (tratte tanto dal gregoriano quanto da melodie popolari), con un'altra importante novità: il CANTO FERMO diventa vagans, ossia può essere proposto in una qualunque delle voci della polifonia (Canto fermo in Soprano, in Alto, in Tenore o in Basso). Tale novità si attesta anche in Italia, assieme a quella del Cantus firmus 'migrans' (che si sposta da una voce all'altra nello stesso brano): nei Fiori Musicali di Girolamo Frescobaldi (1583-1643) si possono osservare esempi mirabili di entrambi i procedimenti. Johann Sebastian Bach, affezionato com'è allo stylus antiquus, fa un uso frequentissimo e costante della scrittura contrappuntistica su cantus firmus. Vi suggeriamo tre ascolti particolarmente eloquenti in tal senso: - il primo Versus della Cantata 'Christ lag in Todesbanden' (BWV 4), che segue la Sinfonia iniziale e che utilizza la melodia dell'omonimo Corale come Cantus firmus al Soprano, mentre le altre voci imitano 'per diminuzione' (ossia con valori ritmici più corti) gli elementi melodici della melodia fondamentale (tecnica utilizzata spesso da Bach); - il Preludio organistico al Corale 'Christum wir sollen loben schon' (BWV 611), in cui la melodia del Corale è usata come Cantus firmus nella voce di Alto, mentre le altre voci sottolineano con una grande escursione di ambitus il significato del testo ('finchè il caro sole risplende e raggiunge i confini del mondo'); - infine, il Confiteor tratto dall'ultima parte del Credo della Missa in si minore (BWV 232): si tratta di una meravigliosa Fuga a due Soggetti ricamata sul relativo frammento della melodia gregoriana del Credo II, che appare una prima volta (b. 73) come Cantus firmus 'fractus' (spezzato in piccoli versi) sotto forma di Canone alla Quinta fra Basso e Alto e, successivamente (b. 92), come Cantus firmus 'per aggravamento' (a valori raddoppiati) nel TENOR, in totale ossequio al modo antiquo tanto ammirato da Bach. < Precedente Successivo >

  • Cantata del Caffè (Kaffeekantate)

    < Torna indietro Cantata del Caffè (Kaffeekantate) Sebbene gli studiosi si siano spesso concentrati maggiormente sulla dimensione sacra e religiosa delle composizioni bachiane, è considerevole l’attenzione posta dal Cantor anche nei confronti della produzione musicale profana, testimoniata non soltanto dalle sue opere strumentali ma anche dalle cantate da camera, spesso ispirate da eventi mondani di varia natura: ne è un esempio emblematico la Cantata del caffè. Composta tra il 1732 e il 1734, l’originale cantata Schweigt stille, Plaudert Nicht (‘Fate silenzio, non chiacchierate’) BWV 211, nota soprattutto con il titolo di Kaffeekantate (‘Cantata del caffè’), è una delle testimonianze più interessanti e umoristiche della vocalità profana di Bach. Sebbene il compositore non si sia mai cimentato con il genere operistico, questa cantata può essere considerata come una sorta di opera dalle dimensioni molto ridotte, sia per via della sua struttura (che prevede l’alternanza di recitativi, arie e un coro conclusivo) sia per il carattere fortemente drammatico che la contraddistingue. Nel testo viene trattata, in maniera ironica, la moda del recarsi ai caffè, molto diffusa nella società settecentesca di Lipsia. L’usanza, di origini arabe, di bere tale bevanda (allora molto costosa), iniziò a diffondersi nelle principali città europee - prima fra tutte Venezia, in cui già nel Seicento fu aperto uno dei primi caffè d’Europa - sin dai primi anni del Settecento, dapprima tra le élite nobiliari e in seguito nella borghesia. Nei paesi di lingua tedesca, il caffè si diffuse dal momento in cui i Turchi, ritirandosi dall’assedio di Vienna, lasciarono alle truppe dell’impero asburgico bestiame, alimenti, ma anche una notevole quantità di sacchi contenenti chicchi di caffè. Da subito dilagò entusiasmo nei confronti di questa novità sociale, che condusse molti a un uso eccessivo e sregolato. Recarsi nei caffè ai tempi di Bach era infatti ritenuto dai più conservatori una cattiva usanza, poiché dava l’occasione di fare incontri promiscui fuori dalla tutela familiare; il caffè divenne inoltre la principale alternativa alla birra (il cui consumo procurava sostanziosi introiti) e questo divenne un altro motivo per cui era malvisto da molti. A Lipsia, città in cui il primo caffè fu aperto nel 1685 (lo stesso anno in cui nacque Bach), lo Zimmermannsches Kaffeehaus fu dal 1723 il principale luogo di ritrovo in cui si esibiva settimanalmente il Collegium Musicum, uno dei migliori ensemble amatoriali della città costituito dagli studenti dell’Università di Lipsia, fondato da Georg Philipp Telemann nel 1702 e diretto da Bach dal 1729. Fu probabilmente in tale contesto che il compositore scrisse la Cantata del caffè. Il testo della cantata è del poeta e librettista tedesco Picander (1700-1764), pseudonimo di Johann Heinrich Henrici, autore di vari libretti musicati da Bach tra cui quello della Matthäuspassion. La storia raccontata è quella di Herr Schlendrian (nome traducibile con ‘routine’, ‘tran-tran quotidiano’), padre conservatore e burbero che, brontolando come un “orso mangiamele” (ein Zeidelbär) rimprovera la figlia Liesgen (Lisetta) a causa del suo vizio di bere caffè. La vicenda si conclude con la ragazza che, dinanzi alla minaccia del padre di non farla sposare, si arrende alla sua richiesta. Il testo messo in musica da Bach contiene un’aggiunta finale – forse di mano dello stesso compositore – in cui viene narrato che Liesgen fa diffondere, all’insaputa del padre, la voce che il suo futuro sposo dovrà impegnarsi (inserendolo per iscritto nel contratto nuziale) a concederle la libertà di prepararsi a suo piacimento il caffè. La cantata, suddivisa in dieci movimenti, è per tre parti vocali solistiche: un tenore (nel ruolo del narratore), un basso (Schlendrian) e un soprano (Liesgen). L’organico strumentale è costituito da un flauto traverso, due violini obbligati, una viola e il basso continuo. La successione dei movimenti è quella tipica della cantata da camera italiana: arie spettano a Schlendrian e altre due a Liesgen, due recitativi (uno introduttivo e uno finale) sono destinati al narratore e in altri due recitativi dialogati si esprime la disputa tra il padre e la figlia. A conclusione dell’opera troviamo un terzetto che porta la designazione di “coro” (termine che ricorre frequentemente anche nei brani operistici dello stesso periodo): si tratta dell’unico momento in cui troviamo tutte le voci e tutti gli strumenti dell’orchestra assieme ed è la parte in cui viene espressa la morale della cantata: non valgono astuzie contro la moda, è inutile proibire a Liesgen di seguire la moda del caffè dal momento che le madri e le nonne ne sono convinte sostenitrici. Ispirandosi proprio alla Cantata del caffè, JSBach.it ha ideato il format intitolato “Un caffè con JSBach.it”: conversazioni informali con i protagonisti dell’esecuzione e degli studi bachiani trasmesse ogni 1° e 3° giovedì del mese. < Precedente Successivo >

  • Giorgio Sasso

    Giorgio Sasso Insieme Strumentale di Roma Bach al violino Giorgio Sasso è interprete di Concerti, Sonate (violino solo, violino e cembalo, triosonate) e Cantate di Bach in veste di violinista, violista e direttore d'orchestra. Diplomato con lode presso il Conservatorio di S. Cecilia in Roma, diploma d'onore dell'Accademia Chigiana di Siena. Direttore dell'Insieme Strumentale di Roma con cui ha realizzato 15 dischi e ottenuto premi come 5 Goldberg, 5 Diapason, Premio della Fondazione Cini, e moltissimi altri.

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